Quella stupida domanda!
Ormai taccio!
Taccio.
Faccio silenzio,
alzo il muro dell'indifferenza con quelle persone che,
non appena scoprono di avere dinanzi a loro una "scribacchina" e dopo aver preso opportune informazioni sul libro pubblicato,
esordiscono con la fatidica domanda, accompagnata da un sorrisetto ironico:
"E' autobiografico?".
"Sì, come no!", mi verrebbe da rispondere,
"è talmente autobiografico che dovevi capirlo all'istante,
non appena ti ho detto che la protagonista è una ragazza single".
Quello che mi meraviglia non è tanto l'idea malsana che sfiora le menti di alcuni esseri umani,
ma quanto piuttosto l'idea, o meglio, la convinzione secondo la quale se qualcuno scrive,
scrive per forza di sé stesso.
Forse sono autobiografici solo alcuni capolavori della letteratura.
Perchè ci vuole fegato a sviscerare un dolore,
una felicità o il proprio cammino esistenziale.
Credo che se uno scrittore sia capace di parlare di sé,
di raccontare della sua vita, sia una persona straordinaria,
una persona capace di mettersi a nudo,
di spogliarsi di fronte a tutti.
Ma chi non lo fa non è detto che voglia essere falso.
E' solo una questione di pudore: è come se uno scrittore fosse un'indossatrice che sfila lungo una passerella con degli abiti addosso e poi, tutto ad un tratto, abbia l'audacia di togliere via i vestiti e restare completamente nuda.
Ecco, io sono una "scribacchina" come tanti altri,
che raccoglie pezzi di stoffa tra gli occhi delle persone e ne cuce abiti da indossare per una sfilata.
Quelle storie le ho solo intraviste negli occhi di chi ho incontrato,
le ho immaginate e le ho raffigurate attraverso le parole.
E forse, qualche storia, l'ho colta proprio negli occhi famelici di chi mi rivolgeva quella sciocca domanda.
Buona domenica.
Roberta
Taccio.
Faccio silenzio,
alzo il muro dell'indifferenza con quelle persone che,
non appena scoprono di avere dinanzi a loro una "scribacchina" e dopo aver preso opportune informazioni sul libro pubblicato,
esordiscono con la fatidica domanda, accompagnata da un sorrisetto ironico:
"E' autobiografico?".
"Sì, come no!", mi verrebbe da rispondere,
"è talmente autobiografico che dovevi capirlo all'istante,
non appena ti ho detto che la protagonista è una ragazza single".
Quello che mi meraviglia non è tanto l'idea malsana che sfiora le menti di alcuni esseri umani,
ma quanto piuttosto l'idea, o meglio, la convinzione secondo la quale se qualcuno scrive,
scrive per forza di sé stesso.
Forse sono autobiografici solo alcuni capolavori della letteratura.
Perchè ci vuole fegato a sviscerare un dolore,
una felicità o il proprio cammino esistenziale.
Credo che se uno scrittore sia capace di parlare di sé,
di raccontare della sua vita, sia una persona straordinaria,
una persona capace di mettersi a nudo,
di spogliarsi di fronte a tutti.
Ma chi non lo fa non è detto che voglia essere falso.
E' solo una questione di pudore: è come se uno scrittore fosse un'indossatrice che sfila lungo una passerella con degli abiti addosso e poi, tutto ad un tratto, abbia l'audacia di togliere via i vestiti e restare completamente nuda.
Ecco, io sono una "scribacchina" come tanti altri,
che raccoglie pezzi di stoffa tra gli occhi delle persone e ne cuce abiti da indossare per una sfilata.
Quelle storie le ho solo intraviste negli occhi di chi ho incontrato,
le ho immaginate e le ho raffigurate attraverso le parole.
E forse, qualche storia, l'ho colta proprio negli occhi famelici di chi mi rivolgeva quella sciocca domanda.
Buona domenica.
Roberta
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