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Visualizzazione dei post da 2018
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Quando il vento si è abbattuto  come una furia, lasciando che le foglie secche volassero via in un lampo, sono rimaste solo le radici ed il tronco a sostenermi. Ed ho imparato che le radici erano non solo i parenti stretti ma anche le amicizie vere, gente che non ama chiedere per poi sparlare ma che lo fa solo per condividere il dolore e sostenere l’altro, gente che mette da parte un po’ di se per ascoltare te, gente che ti vuol bene e non ti pugnala alla spalle. Ho imparato che le radici erano anche quelle che sembravano essere delle mere conoscenze e che invece si sono rivelate un grande sostegno. Ho imparato che c’erano anche le radici fatte di nuove amicizie, nate per caso, magari per un mero scambio di battute dentro un negozio, che hanno saputo inserire la chiave giusta nel mio cuore, riuscendo ad aprire nuovi orizzonti. Ho imparato che le radici dove il tronco trova  maggiore sostentamento sono le radici fatte di quell’amore chiamato fede; la fede che ti veste di umiltà e ch

Fatalità

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Ecco la mia vita. É dipinta su un muro scrostato dove qualcuno ha precedentemente scritto “Non vedo l’ora che questa giornata sia finita”; chissà quanto amaro avrà assaporato o quanto dolore avrà accumulato quella mano che ha trovato la forza per rendere indelebile una frase così.  Mano ferita, mano che voleva urlare al mondo la sua disperazione, mano che ha imbrattato un muro, mano che ha sfidato la notte e gli “omini” che vigilano: bel modo di rompere le righe, di sfidare il mondo senza rischiare troppo. Mi fossi limitato anche io a minacciare la vita così, forse ora mi ritroverei ai piedi di un muro di cinta di un palazzo di periferia, a ridere con i miei amici di una frase scritta con i miei probabili errori grammaticali, invece avevo fame.  Fame di sfidare il mondo intero e lui, lui si è vendicato e mi ha flagellato con la spada del muro, un muro che mi è venuto incontro, che ha strozzato la mia caparbietà ed ha fratturato quel mio sentirmi invincibile. Pensavo

I balconi di Perdindirindina

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Nel paese di Perdindirindina gli abitanti erano soliti trascorrere il loro tempo libero seduti sulle panchine della piazzetta situata nel cuore del borgo. A far da cornice alle loro piacevoli conversazioni vi erano i colorati fiori, che spuntavano dal balcone al di sopra delle loro teste, finemente curati dalle mani della signora Lia. Da mesi però ci si era accorti che la signora Lia, sbadatamente, ogni tanto si ritrovava a versare un po' dell'acqua riservata alla vitalità delle proprie piante, giù nella piazzetta. Quando la signora Rosa si ritrovò a suonare alla porta della signora Lia per avvisarla che una parte della sua acqua era finita nella sua messa in piega nuova nuova di zecca, la convinzione di non aver gettato acqua al di fuori del proprio balcone si impadronì della signora Lia al punto dal non ritenersi costretta a dovere delle scuse alla sua concittadina. Passarono mesi e quegli sporadici eventi divennero molto più frequenti al punto tale che, la signora Rosa s