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Visualizzazione dei post da 2017

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Foto realizzata da Fabrizio Giammarco  Qualche mese fa, da un post su Facebook, ho appreso di un concorso letterario dedicato ad Ovidio. Erano anni che nella mia mente navigava la nave di romanzo che parlasse del sommo poeta, magari riportato ai giorni nostri .  Ho voluto "bruciarmi" la possibilità di scriverne un romanzo, presentarlo in un breve racconto per festeggiare il Bimillenario del grande Publio Ovidio Nasone.  Di quel concorso non si è saputo più nulla. A me resta comunque la "maternità". Giorni fa ho acquistato il nuovo libro di Alessandro D'Avenia (uno scrittore che riesce a trasmettermi innumerevoli emozioni). In questa sua nuova avventura letteraria cerca di rispondere alla domanda: "L'amore salva?", attraverso le vite delle donne del passato riferendosi sempre all'archetipo di ogni storia d'amore: Euridice e Orfeo.  Ed ecco che Ovidio torna a bussare alla porta della mia vita ed ho così deciso di aprirgli offrendogli que

Tanti baci dalla Mesmenia

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Di regola, quando entro in libreria per acquistare un libro che possa allietare le mie, poche ma piacevoli, ore di evasione, mi lascio rapire dal desiderio di masticare le prime pagine, al fine di poter capire se sia "en pendant" con lo stato emozionale del momento. Ma non posso negare che, qualche volta, gli acquisti delle parole stampate su fogli di carta, raccontate dalle menti creative di qualche scrittore, li effettuo nelle stesse ed identiche modalità con cui vivo le emozioni: "di pancia". Che sia un particolare della copertina, o che sia un titolo a stuzzicare la mia curiosità, poco importa, ma d'istinto passo subito alla cassa ad elargire, alla commessa di turno, non solo la cifra che compare sulla quarta di copertina, ma anche il sorriso e lo sguardo di compiacimento per aver effettuato un buon acquisto. E comincia così il mio frenetico programma mentale, con cui cerco di catalogare, tra i vari impegni quotidiani, lo stralcio di tempo in cui potr

Il cuore di alberi - Per ricordare le vittime di Rigopiano

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Avevo 12 anni il giorno in cui vidi per la prima volta il cuore di alberi. Ricordo che dapprima iniziai a correre tutto intorno ad ogni tronco ma non appena mi inoltrai nell'area interna, avvertii un leggero venticello che mi accarezzò il viso. Mi fermai, chiusi gli occhi e iniziai a respirare a fondo. Finalmente riuscii a sintonizzarmi con quelle ambite sensazioni che inducevano mio padre, anno per anno, a visitare quella zona, non appena il monte Sella si spogliava della coltre di neve che indossava nel periodo invernale. "Ma perché papà non ci porta mai con lui?", chiedevo a mia madre, e lei, con la sua vocina premurosa, accarezzandomi il capo, era solita rispondermi con un: "vedrai che un giorno ci porterà con sé". Mi domandavo perché ci tenesse distanti da quella sua escursione, una gita che programmava con profonda dedizione e che gli procurava un bagliore negli occhi da far invidia alle stelle del cielo. "Papà, ma nel cuore ci vai con i tuoi co