Ho appena finito di leggere un libro

Ho appena finito di leggere un libro,
il che non è una novità!
La peculiarità è che non si tratta dei soliti romanzi;
non è uno di quei libri che hanno un inizio ed una fine.
Scorrendo lo sguardo su quelle frasi,
vi ho solo trovato un inizio,
un inizio che una volta compreso, assimilato,
può essere propositivo,
può spronare,
può incoraggiare,
può solo far andare avanti.
Non ha una fine perché, con le idee citate dall'autore,
si può solo migliorare,
migliorare per potenziare.
Una volta finito di leggerlo non ho potuto far altro che credere e sperare,
sì, credere e sperare che qualcosa può ancora cambiare,
e questo perché c'è ancora qualcuno che non solo è capace di farlo,
ma ha anche lo straordinario entusiasmo e la fantastica forza di voler continuare a combattere contro un sistema sordo, o meglio, un muro di gomma.
Parlare in questi tempi di lavoro è molto difficile:
citandolo, molto spesso,
riacutizziamo i dolori di quelle persone che un lavoro non l'hanno ancora trovato
e che dal canto loro, guardano i lavoratori come una classe di persone privilegiate.
Ma non si possono chiudere gli occhi,
non si può mettere la testa nella sabbia per paura di ferire chi sta peggio!
Piegare la testa per rispetto di chi vive una condizione inferiore non risolverà nulla!
Fingendo che tutto vada bene per non toccare la sensibilità degli altri
si finisce solo per accedere in quel buio tunnel del non progredire,
non stimolare, non accrescere e non migliorare.
L'autore del libro l'ho incontrato la prima volta in una sera di aprile,
mentre la pioggia scendeva con tutta la sua forza
fino a costringermi a fermarmi dinanzi l'ufficio di mio marito.
Quell'uomo aveva finito il suo turno,
a quell'ora si sarebbe dovuto trovare tra le calde mura della sua casa,
circondato dagli affetti familiari,
ma non ha pensato a tutto ciò;
è rimasto "sul fronte", a svolgere il suo lavoro
e ancor di più a sostenere i suoi uomini,
a dare calore e giustizia ad una donna di colore.
Nei suoi occhi ho scorto la caparbietà di uno che è convinto di stare lì a lavorare per qualcosa di suo,
come se quell'ufficio fosse un'azienda di famiglia.
E sono queste le persone che alimentano la nostra voglia di poter
continuare a credere che qualcosa può ancora cambiare,
perché nei loro gesti,
nelle loro parole,
nei loro occhi,
scruti una tenacia diversa,
la tenacia di voler realizzare un sogno,
un sogno che non è individuale e non è fatto di gratificazioni personali.
E' un sogno costruito sulla sete di giustizia per gli altri,
sull'idea di tutelare chi oggi lavora per difendere i cittadini.
E' un sogno edificato sul concetto di voler rivalutare
quella categoria di uomini che troppo spesso
non viene annoverata tra quella degli eroi,
così come dovrebbero.
Ti ringrazio Ciccio,
ti sono grata per avermi regalato questa nuova prospettiva,
questo nuovo modo di voler guardare oltre,
di voler guardare qualcosa che fino ad oggi non riuscivo nemmeno a scorgere,
di avermi ridato la speranza di credere.
La tenacia che dimostri nel tuo operato concima le piante di speranza di tutti quelli che avevano smesso di crederci!

Roberta



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