Siamo così, noi esseri umani ...
Siamo così, noi esseri umani, ci autodefiniamo comprensivi, clementi, indulgenti,
ma poi cediamo, dinanzi alla lussuriosa tentazione,
di accomodarci nelle sale cinematografiche del mondo,
per assistere alla proiezione delle vite degli altri
ed incarnare la parte da critici,
di quei critici dotati di un animo che esala un profumo di aromi spietati e cinici.
Ci accomodiamo, accompagnati dai nostri falsi buonismi, sulle poltrone di un cinema,
per poi focalizzarci sul malcapitato attore di turno,
tralasciando gli ambienti, gli oggetti, le condizioni di vita, il susseguirsi degli eventi che "costruiscono" il film.
Registriamo ed interpretiamo ogni minima parola,
senza mai accostarla a quel termine non troppo sconosciuto che è "Giustificazione".
Attendiamo con suspence il fatidico momento della "scivolata dell'attore"
e celebriamo la rovinosa caduta con un sarcastico ed indifferente "Se l'è voluta".
Rovistiamo tra le immagini, registrate nelle nostre limitate menti,
per tirare fuori quelle colpe da affibbiargli
e per giustiziarlo senza provare nemmeno per un secondo
a seguire o ad analizzare il suo più semplice movimento corporeo.
Riusciamo ad indossare gli occhiali tridimensionali,
solo e soltanto quando
prendiamo parte a quel film,
quando spetta a noi, interpretare lo stesso ruolo dell'attore:
è solo in quel preciso momento che il nostro occhio è in grado di spaziare la propria visuale,
di osservare gli ambienti che circondano la scena,
di notare le macerie in cui erano racchiuse le spiegazioni che ci sfuggivano dalle poltrone.
Non occorre l'intelligenza ...
e nemmeno i voluminosi libri di scienza o di letteratura ...
o gli anni di esperienza ...
o una vita improntata sulla fede
per poter indossare gli occhiali 3D,
anche quando siamo comodamente seduti su una poltrona.
Basterebbe un minimo di sensibilità,
la sensibilità che lasci vagare gli occhi negli ambienti,
alla ricerca delle cause,
delle giustificazioni,
di quelle verità nascoste
nella superbia, nell'egoismo, nella supremazia di voler essere sempre IO!
Roberta
ma poi cediamo, dinanzi alla lussuriosa tentazione,
di accomodarci nelle sale cinematografiche del mondo,
per assistere alla proiezione delle vite degli altri
ed incarnare la parte da critici,
di quei critici dotati di un animo che esala un profumo di aromi spietati e cinici.
Ci accomodiamo, accompagnati dai nostri falsi buonismi, sulle poltrone di un cinema,
per poi focalizzarci sul malcapitato attore di turno,
tralasciando gli ambienti, gli oggetti, le condizioni di vita, il susseguirsi degli eventi che "costruiscono" il film.
Registriamo ed interpretiamo ogni minima parola,
senza mai accostarla a quel termine non troppo sconosciuto che è "Giustificazione".
Attendiamo con suspence il fatidico momento della "scivolata dell'attore"
e celebriamo la rovinosa caduta con un sarcastico ed indifferente "Se l'è voluta".
Rovistiamo tra le immagini, registrate nelle nostre limitate menti,
per tirare fuori quelle colpe da affibbiargli
e per giustiziarlo senza provare nemmeno per un secondo
a seguire o ad analizzare il suo più semplice movimento corporeo.
Riusciamo ad indossare gli occhiali tridimensionali,
solo e soltanto quando
prendiamo parte a quel film,
quando spetta a noi, interpretare lo stesso ruolo dell'attore:
è solo in quel preciso momento che il nostro occhio è in grado di spaziare la propria visuale,
di osservare gli ambienti che circondano la scena,
di notare le macerie in cui erano racchiuse le spiegazioni che ci sfuggivano dalle poltrone.
Non occorre l'intelligenza ...
e nemmeno i voluminosi libri di scienza o di letteratura ...
o gli anni di esperienza ...
o una vita improntata sulla fede
per poter indossare gli occhiali 3D,
anche quando siamo comodamente seduti su una poltrona.
Basterebbe un minimo di sensibilità,
la sensibilità che lasci vagare gli occhi negli ambienti,
alla ricerca delle cause,
delle giustificazioni,
di quelle verità nascoste
nella superbia, nell'egoismo, nella supremazia di voler essere sempre IO!
Roberta
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