I balconi di Perdindirindina
Nel paese di Perdindirindina gli abitanti erano soliti trascorrere il loro tempo libero seduti sulle panchine della piazzetta situata nel cuore del borgo.
A far da cornice alle loro piacevoli conversazioni vi erano i colorati fiori, che spuntavano dal balcone al di sopra delle loro teste, finemente curati dalle mani della signora Lia.
Da mesi però ci si era accorti che la signora Lia, sbadatamente, ogni tanto si ritrovava a versare un po' dell'acqua riservata alla vitalità delle proprie piante, giù nella piazzetta.
Quando la signora Rosa si ritrovò a suonare alla porta della signora Lia per avvisarla che una parte della sua acqua era finita nella sua messa in piega nuova nuova di zecca, la convinzione di non aver gettato acqua al di fuori del proprio balcone si impadronì della signora Lia al punto dal non ritenersi costretta a dovere delle scuse alla sua concittadina.
Passarono mesi e quegli sporadici eventi divennero molto più frequenti al punto tale che, la signora Rosa si ritrovò costretta a dover bussare di forza ancora una volta alla porta della signora Lia, la quale, ribadendo la sua estraneità ai fatti, concluse quell'incontro con una sarcastica risata che alimentò la rabbia della signora Rosa la quale si vide costretta ad alzare di molto il tono della sua voce.
L'intervento del sindaco e del vice sindaco che tentavano di riportare ordine in questa storia si rivelò un buco nell'acqua perché se da un lato vi era la convinzione della signora Lia di non aver fatto nulla dall'altro vi era la certezza della signora Rosa di essere stata bagnata.
Fu così che un bel giorno ci pensò un abitante di Perdindirindina a riportar la pace nel paese: attese il passaggio della signora Lia e volontariamente le versò giù dal suo balcone un pò della sua acqua.
La signora Lia alzò all'istante gli occhi al cielo e cominciò a chiamare per conoscere chi potesse essere l'artefice di quel gesto. Si affacciò un tale che le disse: "Mi dispiace ma deve essersi sbagliata. Io non le ho versato dell'acqua.".
La signora Lia continuò ad insistere fino al punto che arrivò il Sindaco per riportare un po' d'ordine: "Come vede signora Lia, una volta si è martello e qualche volta si è incudine. Oggi lei è qui ad insistere perché pretende delle scuse per qualcosa che il signore ritiene di non aver commesso. Noi esseri umani, per tener puliti i nostri balconi, siamo soliti gettar via foglie, un po' di terriccio e qualche volta ci scappa persino dell'acqua. Lo facciamo senza volerlo, per carità di Dio, ma comunque lo facciamo e non ci preoccupiamo di chi si ritrova a passeggiare sotto il nostro balcone.
Mettendo in discussione noi stessi si possono superare molti ostacoli invece che generare muri.
Alle volte, non siamo capaci di comprendere che uno schiaffo ricevuto non è un atto di pura cattiveria ma è un semplice atto di difesa ad una freccia scagliata inconsapevolmente da noi stessi verso qualcuno che è stato poi colpito.
A far da cornice alle loro piacevoli conversazioni vi erano i colorati fiori, che spuntavano dal balcone al di sopra delle loro teste, finemente curati dalle mani della signora Lia.
Da mesi però ci si era accorti che la signora Lia, sbadatamente, ogni tanto si ritrovava a versare un po' dell'acqua riservata alla vitalità delle proprie piante, giù nella piazzetta.
Quando la signora Rosa si ritrovò a suonare alla porta della signora Lia per avvisarla che una parte della sua acqua era finita nella sua messa in piega nuova nuova di zecca, la convinzione di non aver gettato acqua al di fuori del proprio balcone si impadronì della signora Lia al punto dal non ritenersi costretta a dovere delle scuse alla sua concittadina.
Passarono mesi e quegli sporadici eventi divennero molto più frequenti al punto tale che, la signora Rosa si ritrovò costretta a dover bussare di forza ancora una volta alla porta della signora Lia, la quale, ribadendo la sua estraneità ai fatti, concluse quell'incontro con una sarcastica risata che alimentò la rabbia della signora Rosa la quale si vide costretta ad alzare di molto il tono della sua voce.
L'intervento del sindaco e del vice sindaco che tentavano di riportare ordine in questa storia si rivelò un buco nell'acqua perché se da un lato vi era la convinzione della signora Lia di non aver fatto nulla dall'altro vi era la certezza della signora Rosa di essere stata bagnata.
Fu così che un bel giorno ci pensò un abitante di Perdindirindina a riportar la pace nel paese: attese il passaggio della signora Lia e volontariamente le versò giù dal suo balcone un pò della sua acqua.
La signora Lia alzò all'istante gli occhi al cielo e cominciò a chiamare per conoscere chi potesse essere l'artefice di quel gesto. Si affacciò un tale che le disse: "Mi dispiace ma deve essersi sbagliata. Io non le ho versato dell'acqua.".
La signora Lia continuò ad insistere fino al punto che arrivò il Sindaco per riportare un po' d'ordine: "Come vede signora Lia, una volta si è martello e qualche volta si è incudine. Oggi lei è qui ad insistere perché pretende delle scuse per qualcosa che il signore ritiene di non aver commesso. Noi esseri umani, per tener puliti i nostri balconi, siamo soliti gettar via foglie, un po' di terriccio e qualche volta ci scappa persino dell'acqua. Lo facciamo senza volerlo, per carità di Dio, ma comunque lo facciamo e non ci preoccupiamo di chi si ritrova a passeggiare sotto il nostro balcone.
Mettendo in discussione noi stessi si possono superare molti ostacoli invece che generare muri.
Alle volte, non siamo capaci di comprendere che uno schiaffo ricevuto non è un atto di pura cattiveria ma è un semplice atto di difesa ad una freccia scagliata inconsapevolmente da noi stessi verso qualcuno che è stato poi colpito.
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