Correvo con il mio monopattino

Correvo con il mio monopattino, quella sera, mentre la mamma continuava a ripetere che dovevo stare attento: a quella velocità avrei potuto investire qualche passante! 
Ma io mi sentivo sicuro: ero bravo a guidare il mio due ruote.
Al parco tutti i miei amici mi temevano e nessuno accettava mai di sfidarmi.
Papà invece continuava a ricordarmi che non dovevo allontanarmi troppo; in effetti, con tutta la folla che c'era sarebbe stato facile perderli di vista. 
Ma anche in quel caso mi sentivo sicuro: conoscevo a memoria i numeri di telefono di mamma e papà e mi sarebbe bastato avvicinare uno dei tanti poliziotti che si trovavano lì per poter rintracciare i miei genitori.
Insomma quella sera mi sentivo sicuro.
Sicuro di non poter investire nessuno.
Sicuro di non potermi perdere.
Sicuro di potermi divertire mentre la musica intorno a me continuava a suonare e i colori avrebbero, di lì a poco, dipinto il cielo della notte.
Ma poi ...
Poi è arrivato lui ...
Un mostro enorme mi ha colpito ... Non so bene cosa fosse ...
Ero distratto ...
Ero intento ad attraversare la strada e non ho avuto il tempo necessario per poter guardare, per poter capire cosa fosse ...
In un secondo mi sono sentito travolto quasi fossi uno di quegli omini dei giochi della mia PlayStation.
Ho sentito male ...
Un male indescrivibile che è sparito con l'arrivo di quella luce.
Ho preso a camminare senza più paure anche se sentivo dietro di me le urla e gli spari e, tra i mille rumori, riuscivo persino a percepire le voci di mia madre e di mio padre: chiamavano il mio nome.
Mi stavano cercando ed io speravo che non mi trovassero perché vedermi lì, a terra, conciato in quel modo, so che li avrebbe fatti soffrire.
Poi pian piano quei suoni cominciavano a perdere volume fino a quando si sono spenti del tutto.
Seguivo la via illuminata e vedevo altre persone che camminavano come me. 
C'era anche una bambina: avrà avuto la mia età e domandava a tutti se avessero visto la sua bambola.
"La tenevo stretta a me. Deve essermi caduta. Se la trovate riportatemela. Non vorrei che avesse paura a restare da sola.", continuava a dire ad ognuno.
Al di sotto, si intravedeva ancora la strada ma le immagini cominciavano ad apparire ormai sfocate.
Poi, ad un tratto, si è aperto quel grande cratere da cui uscivano le fiamme e si sentivano dei lamenti, delle urla disumane. 
Un ragazzo stava per essere risucchiato anche se ha cercato di combattere fino alla fine pur di non cadere giù.
"Avremmo potuto aiutarlo", ho detto ad una signora che era poco dietro di me.
Lei mi ha accarezzato il capo e poi abbracciandomi forte mi ha sussurrato un: "Poi capirai".
Mi ha preso la mano e ha aumentato un po' il passo per raggiungere la bambina che stava ancora cercando la sua bambola; l'ha guardata e le ha sorriso come per risponderle a quella domanda che continuava a porre dal momento in cui si era messa in cammino.
La bimba senza esitare le ha preso l'altra mano ed abbiamo così continuato insieme a camminare con un passo un po' più celere.
Superavamo gli adulti ma ci fermavamo dinanzi alla figura dei bambini che si accodavano aggrappandosi persino al manto della Donna.
Poi, arrivati dinanzi al grande cancello dorato, abbiamo superato tutte quelle persone che erano in coda e un Uomo, grande grande, ci ha accolti salutandoci con fare affettuoso per poi invitarci a prendere gli oggetti parcheggiati in un angolo: è così che ho ritrovato il mio monopattino. 
Aveva un colore molto più bello di quello che guidavo poco prima di arrivare qui. 
Ognuno ha ritrovato qualcosa che gli apparteneva. 
Persino la bimba ha ritrovato la sua bambola.
Ora giochiamo in questo grande giardino: io corro e sfreccio senza pericoli.
Qui non ho paura. 
Qui non ci sono i cattivi.
Ogni tanto da quel cancello vedo entrare alcuni di quegli adulti che camminavano con noi. 
Provo pena nel vederli lì, fuori da questo giardino, in fila, per entrare in quella stanza dove dovranno guardare quello che hanno già vissuto.
Claude, l'anziano signore, grande amico di mio nonno, che un tempo era solito regalarmi caramelle ogni volta che mi incontrava, che vive qui da circa un annetto, mi ha detto: "É la prassi. Gli adulti prima di entrare devono riguardare il film della loro vita. Solo così comprendono tante cose. Ma per voi bambini è diverso. Voi entrate accanto a Lei. Non avete bisogno di comprendere nulla. Siete puri".
Non posso però negare che quel privilegio di essere trattati diversamente mi ha fatto sentire grande! 
Dove stavo prima, i bambini vengono trattati più da ... da bambini! 
Nel senso che ci dicevano sempre: "poi capirai ... quando sarai grande imparerai". 
Questa frase me la ripetevano sempre fino al punto che molte volte ho provato il desiderio di crescere in fretta.
Sì, perché volevo poter capire. 
Ora, invece, arrivato qui, mi rendo conto che noi bambini non abbiamo bisogno di capire. 
Sono loro, gli adulti che devono fermarsi, guardare per poi capire.
Mi dispiace solo che mamma e papà non possono ascoltare la mia voce, perché vorrei poter dire loro di stare tranquilli: qui non ci sono più pericoli. 
Qui non posso perdermi. 
Qui non posso fare danni. 
E vorrei dir loro che se fossero qui non dovrebbero più arrabbiarsi se la maestra dice loro che non mi sono comportato bene. 
Qui non ci sono maestre. 
Non ci sono scuole. 
Qui non si litiga con nessuno. 
E non possono nemmeno arrabbiarsi se non lavo più i denti. 
Qui non pensiamo al corpo.
Il corpo non c'è più. 
Io l'ho lasciato lì, sull'asfalto del lungomare di Nizza, in una sera d'estate mentre guidavo il mio monopattino, mentre la gente cantava ed era felice, mentre io non avevo paura di niente. 
E sì, io non avevo paura di niente perché pensavo che i cattivi esistessero solo nelle favole o nei cartoni animati che ero solito guardare il pomeriggio in televisione. 
Non pensavo davvero che al mondo potesse esistere un uomo capace di tanto. 
Capace di spezzare le vite di chi professa persino la sua stessa religione. 
Capace di decidere della vita degli altri.
Riprendo il monopattino e sfreccio nel giardino. 
Andrò anche oggi al parco dove c'è la suora con l'abito bianco e celeste che è solita ripetere: "Voi bambini siete i migliori insegnanti".
Mi piace ascoltare le sue storie.
Mi piace cantare con lei e con tutte quelle persone che la circondano.
Ascolto la pace che vibra nell'aria.
Quella pace che in terra non riuscivo a vedere!
RDI



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